Biografia di Luigi Pagliarani

La sua vita raccontata in un testo redatto dallo stesso Luigi Pagliarani alla fine degli anni ‘90.

Luigi (Gino) Pagliarani

Rimini, 23.1.1922 – Sorengo, 17.3.2001


Nato a Rimini nel 1922, si è laureato in filosofia all’Università di Bologna nel 1948. Formatore ed ex presidente di ARIELE (l’associazione italiana di psicosocioanalisti e formatori).


Dalla vocazione politica di sinistra (insorta fin dal 1941 e che lo rese ospite del carcere fascista nel 1943), coniugata con l’interesse delle scienze umane – dopo una fecondante esperienza nei lager nazisti – è approdato alla psicologia sociale. In questo campo sviluppatosi poi come psico–socio–analisi e con la creazione dell’unica scuola italiana della disciplina, ha attuato e attua tuttora interventi, corsi, seminari in varie università, centri di formazione nonché in aziende ed istituzioni pubbliche e private.


Se le sue numerose pubblicazioni, apparse nelle riviste specializzate, si rivolgono agli addetti ai lavori, con “Il coraggio di Venere” (1985, più volte ristampato) ha inteso dialogare sull’angoscia della bellezza con un uditorio più vasto e variegato. Il libro – indagando questa emozione negli incontri, sul lavoro, di fronte alle scelte decisive dell’esistenza – denuncia come solo raramente siamo capaci di convertirci all’ardimento dell’amore totale, e come l’angoscia che ci affascina e ci fa disertori possa essere sofferta e goduta con l’espansione di sè stessi ad un’autentica “educazione sentimentale” (donde anche il corpo di teoria, metodo, tecnica e pratica della psicoterapia progettuale, finalizzata a trasformare lo stile esistenziale).


È del 1991 l’iniziativa di ridar vita su nuove basi all’Istituto di Polemologia, nato negli anni ’60 dal sodalizio con Franco Fornari, nella convinzione che ci si debba pure formare alla sana, fertile, intelligente elaborazione dei conflitti – personali, politici, etnici, istituzionali – affinché la quotidiana, onnipresente sfida della complessità non ci colga impreparati ed impotenti (cfr. “L’organizzazione della speranza”, 1969).


Nel 1994, pur restando ferma – anzi, consolidandosi alla luce degli eventi critici – la convinzione che sia irrinunciabile la capacità di gestire i conflitti (la pace e la democrazia sono fisiologicamente conflittive), l’idea dell’Istituto di Polemologia si è poi concretizzata nella promozione e nell’esecuzione di molteplici interventi operativi di formazione e di ricerca nelle realtà sociali e istituzionali di ogni tipo. Ne fanno fede i cantieri allestiti in comunità, associazioni, aziende, università, costruiti anche nell’intento di verificare a collaudare l’affidabilità dell’approccio psicosocioanalitico. Sicché l’impronta di ricerca-azione contrassegnante questi percorsi, così complessi e multiformi, viene circolarmente producendo ulteriori sviluppi e perfezionamenti – di teoria e di metodo – della stessa psicosocioanalisi (cfr. L’inconscio organizzativo. Analisi del controtransfert istituzionale, 1993; Violenza e bellezza. Il conflitto negli individui e nella società, 1993, 1999 terza ristampa). È singolarmente significativo l’insorgere – e proprio negli ambienti ove è più sentita la crisi dei valori e più fervido il desiderio di non soggiacere passivamente alla “legge di mercato” – della richiesta di una più intima intelligenza delle dinamiche relazionali ed emozionali. Talché l’educazione sentimentale si viene rivelando – come dire? – l’alfabetizzazione necessaria alla buona qualità della vita.


La più recente acquisizione sta nel diagnosticare in ogni struttura decisionale l’intreccio della buona e della cattiva forma di esercizio del potere. Messa a fuoco, questa, ispirata dall’ultimo Bion (il suo genio di psicoanalista e di persona era giunto ad affermare l’integrazione “binoculare” della prospettiva socio- con la prospettiva psico-).

Con l’uscita nel dicembre 1995 di “Amore senza vocabolario. Racconti del Lager 1943-1945 e altri scritti”, si è sorprendentemente aperto un canale spontaneo di divulgazione nella scuola media. Divulgazione del pensiero-sentimento che la guerra sia l’elaborazione patologica del conflitto, mentre salvifico è il mirare all’invenzione della possibile, difficile, dolorosa – ma appagante – armonia. Una sfida.



Invitato da Parthenope Bion alla International Centennial Conference on the Work of W. R. Bion (16-19 luglio 1997) vi ha svolto la relazione “La sfida di Bion. oggi più che ieri. Psicosocioanalisi del potere e dei conflitti”.