Rivista semestrale della Fondazione Luigi (Gino) Pagliarani, pubblicata: dal nr 1 al nr 12 presso le Edizioni Guerini Associati dal nr 13 presso le Edizioni Franco Angeli .
L’ottavo volume de L’Educazione Sentimentale è dedicato monograficamente al tema «la sfida dell’ambiguità», che, significativamente, segue immediatamente quello della «polis» del settimo numero. L’invito ai lettori è quello di interpretare l’ambiguità come prospettiva di immersione totale nel senso del nostro tempo, e come insopprimibile nota distintiva delle relazioni e del conflitto dell’oggi.
La struttura anche di questo numero si articola nelle sue sezioni fondamentali, «Le carte di Gino» e «Studi e ricerche».
La prima sezione raccoglie un’antologia - ovviamente parziale e mancante in vari aspetti - delle riflessioni che Luigi Pagliarani nella sua ininterrotta ricerca ha via via sviluppato sul tema dell’ambiguità e che la nota introduttiva del curatore precisa nei suoi dettagli qualitativi.
La seconda sezione presenta tre studi; il primo, di Giuseppe Varchetta, dedicato a sviluppare l’eredità di alcuni dei risultati raggiunti dalla ricerca di Luigi Pagliarani nei territori dell’ambiguità, privilegiando il punto di osservazione proposto dall’esperienza organizzativa contemporanea; il secondo, di Diego Garofalo, valorizza dal vertice dell’esperienza clinica le differenze e le intimità delle prospettive dell’ambivalenza e dell’ambiguità; il terzo, di Giuseppe Civitarese, sviluppa l’ossimoro bioniano della capacità negativa, che è riferimento insostituibile nella ricerca sul tema dell’ambiguità.
Tale seconda sezione è completata da una nota, breve quanto densa, di Diego Napolitani di introduzione e commento al saggio di Giuseppe Varchetta, da un breve saggio di Annamaria Burlini di esplorazione del territorio dell’ambiguità da un vertice clinico, ed è chiusa da una nota di Romano Trabucchi, che ritorna sull’ossimoro quale «nota linguistica» peculiare di ogni esplorazione relativa all’ambiguità.
Alle due sezioni istituzionali della nostra rivista, questo ottavo numero aggiunge innovativamente una terza sezione, che viene intitolata «Altri temi», e che si pone come un’area di spazi aperti a contributi originali che travalichino il confine dell’argomento monografico cui il volume è dedicato. Tale terza sezione, a differenza delle altre due, non sarà sistematicamente presente in ogni numero: comparirà tutte le volte che in redazione perverranno spontaneamente contributi ritenuti interessanti da pubblicare.
La terza sezione di questo numero ospita un contributo di Silvana Tacchio, «Comunità multiculturali: anziani, donne straniere, e relazioni di cura», che propone di fare il punto su uno degli aspetti odierni problematici della cura (agli anziani), un contributo di Antonio Censi, «Disagio, conflitto e cambiamento organizzativo nelle residenze sanitarie assistenziali», che torna, a sua volta, sulla problematica dell’assistenza alle persone anziane non autosufficienti e, infine, un contributo di Bruno De Maria, «Sul fare anima», che rilancia il tema del progetto di realizzazione personale.
Un tema come quello dell’ambiguità induce a riandare alle note contingenti del nostro immediato presente: nell’editoriale del n. 4 parlammo della strage degli innocenti a Beslan, e chiosavamo un sicuro possibile ripetersi di simili tragedie; oggi siamo a Cana, la città del miracolo del vino, dove l’ultima guerra intelligente ha fatto strage di bambini; ancora il puer. David Grossman, scrittore israeliano, tra l’altro autore di libri per bambini, ha perso il primo figlio Uri nella terza guerra di Israele col Libano. Un giovane di 21 anni, ancora il puer. «La nostra famiglia ha perso la guerra», dice il padre scrittore nell’orazione funebre per Uri pronunciata a Gerusalemme. «Sono i figli che devono seppellire i padri e non i padri i figli», ricordava spesso, tra le lacrime, Luigi Pagliarani. In un passo della sua orazione per Uri, David Grossman prega così:
«Era un ragazzo con dei valori, parola molto logorata e schernita negli ultimi anni.
Nel nostro mondo a pezzi e crudele e cinico non è ‘tosto’ avere dei valori. 0 essere umani. 0 sensibili al malessere del prossimo, anche se quel prossimo è il tuo nemico sul campo di battaglia. Ma io ho imparato da Uri che si può e si deve essere sia l’uno che l’altro. Che dobbiamo difendere noi stessi e la nostra anima. Insistere a preservarla dalla tentazione della forza e da pensieri semplicistici, dalla deturpazione del cinismo, dalla volgarità del cuore e dal disprezzo degli altri, che sono la vera, grande maledizione di chi vive in una area di tragedia come la nostra».
Ci sia consentito di fare nostre queste parole e di riproporle alle nostre lettrici e ai nostri lettori.
A numero della rivista chiuso, siamo stati raggiunti dalla dolorosa notizia della morte di Bruno De Maria, psicoterapeuta, gruppoanalista, socio della SGAI, Società Gruppo- Analitica Italiana, scrittore.
Di Bruno De Maria L’Educazione Sentimentale ricorda l’ardore del pensiero, la testimonianza civile e la relazionalità empatica. Nel dolore vi è la circostanza della pubblicazione su questo ottavo numero della nostra rivista di quello che con alta probabilità è l’ultimo scritto di Bruno De Maria che ha visto le stampe: in esso è possibile cogliere l’interesse incessante del suo autore per la puercultura e per quel significato di ogni esistenza umana come un continuo, possibile divenire, che la psicosocioanalisi di Luigi Pagliarani ha sempre testimoniato.
La direzione e la redazione tutta de L’Educazione Sentimentale partecipano al dolore di Paola Ronchetti, dei familiari e di tutti gli amici e colleghi della SGAI.
(collegamento alle Edizioni Guerini e Associati)