18 - Genere. Differenza, molteplicità, performatività

18-genere

Indice

  • Editoriale
  • Luigi Pagliarani, Bisessualità nel lavoro
  • Aldo Giorgio Gargani, La voce femminile
  • Carla Locatelli, Confini di genere e generi di confini : genealogie postmoderne
  • Carla Weber, Ambiguità della differenza
  • Claudia Zanardi, Il desiderio erotico nella differenza di genere : una rilettura del mito di Psiche e Eros
  • Adelaide Baldo, Alcune considerazioni sull’invidia di genere
  • Vittorio Lingiardi, Nuccia Vono, Scarti di genere : percorsi diagnostici, paesaggi umani
  • Laura Lettori, Conflitti affettivi nelle relazioni primarie : omosessualità e coming-out in famiglia
  • A cura di Cristiano Cassani, Immagini
  • Patrizia Fiscella, Il respiro del passo : il cammino come metafora biografica
  • Andrea Marchesi, Qui ci vuole (anche) il maschio : sulla latitanza degli uomini nelle professioni educative
  • Annalisa Murgia, Barbara Poggio, Rapporti occasionali di un certo genere
  • Marina Spada, Cinema e femminilità : conversando con Marina Spada
  • Marco Aime, Donne, commercio e fantasia : conflitti familiari in Africa occidentale
  • Donata Loss, C’è modo e modo : un differente politico
  • A cura di Dario Forti, Eventi
  • A cura di Carla Weber, Recensioni


Editoriale

Le azioni, le parole, i sentimenti che segnano le relazioni di genere possono essere considerati, da uno sguardo psicosocioanalitico, sintomo del livello di libertà, di civiltà e giustizia sociale raggiunto. La crisi economica e politica attuale sembra mostrare il fallimento di un approccio alla realtà nel segno di un codice maschile. Appare evidente come sia ancora prevalente la dominanza di forme di vita e di relazioni basate su quel codice, nonostante la sua crisi. Si tratta di una forma d’autorità tutta volta all’esercizio del potere come controllo, dominio ed esclusione. Accade spesso che quelle forme si esprimano mediante omertà e cooptazione. Diviene rilevante approfondire la questione di genere come elemento analizzatore di alcune di queste situazioni, come proviamo a fare con questo numero di Educazione sentimentaleal fine di considerare cosa abbiamo perso tutti nella negazione del codice femminile, nella rimozione dell’origine stessa del maschile.

Ogni essere umano condivide la condizione di essere “figlio di donna” e un permanente travaglio di una necessaria separazione e individuazione. Dall’uno al molteplice e di nuovo la domanda di ritorno all’uno, mostrano quanto bisogno abbiamo di essenzialismo, semplificazione e riduzione della complessità sociale, ricorrendo alle piegazioni causali, alla genetica, piuttosto che alle performatività culturali, storiche e di costume.

Il genere apre alla cultura della differenza, che è cultura del conflitto, del rinviare ad altro per comprendere, immaginare quello che ancora la situazione non genera, del creare una nuova forma, un’altra composizione.

La psiche umana nel processo d’individuazione compone singolarità e molteplicità connettendo in modi diversi elementi di genitalità, di affettività e di cultura. Gli esiti prendono forma nell’agire, nelle contingenze della vita, nelle esperienze di sé, degli altri e del mondo. Riconoscere, riconoscersi, essere riconosciuti rimane il processo fondamentale che muove ogni performatività di genere. La questione quindi da approfondire è quanta molteplicità e performatività riesce a contenere il genere; quanta varietà e varianza di codici maschile e femminile riesce a contenere ogni essere umano senza ridursi alla specializzazione mortificante dell’uno.

Una domanda significativa può perciò essere quale tipo di rapporti individuo-società si può immaginare in situazioni di vita in cui convivano abbastanza bene le possibilità aperte di espressione del maschile e del femminile da parte di ogni essere umano.

Tale questione assume oggi, nella civiltà planetaria, una rilevanza che sembra andare oltre la pur decisiva questione di giustizia sociale a proposito del genere. In gioco, infatti, sembra essere la vivibilità degli umani sul pianeta terra, messa così criticamente a rischio dalla dominanza di un codice, quello maschile, con il suo portato di aggressività distruttiva e i suoi limiti di accoglienza e vulnerabilità, sulle possibilità del codice femminile, la cui valorizzazione si configura come un’inedita via per la convivialità.

Uno sguardo multidisciplinare caratterizza i contributi raccolti in questo numero della rivista, che apre con un doppio omaggio: il primo, a Luigi Pagliarani, con brani scelti per richiamare il concetto di bisessualità (da Il coraggio di Venere, 1985), introdotto da Silvana Tacchio; il secondo, a Aldo Giorgio Gargani con un prezioso testo La voce femminile(da Lo stupore e il caso, 1986),introdotto da Alfonso Maurizio Iacono.

A seguire, scritture di diverso codice disciplinare ed esperienziale propongono riflessioni originali. Una linguista, Carla Locatelli, lavora alla genealogia d’uso di un concetto come quello di genere. Un approccio psicoanalitico guida poi l’articolarsi di un discorso a più voci: Carla Weber mette a fuoco le forme ambigue della differenza, Claudia Zanardi ripropone la rilevanza del desiderio erotico, Adelaide Baldo considera il tema dell’invidia di genere e Vittorio Lingiardi, con Nuccia Vono, segnala gli scarti prodotti dalla diagnostica nel voler definire gli scostamenti patogeni da un’identità di genere.

Quest’ultimo discorso viene, inoltre, arricchito dai dati di una ricerca empirica realizzata da Laura Lettori sul coming-out in famiglia. Altri due contributi, provengono dalla pedagogia della formazione: Patrizia Fiscella con passione propone in chiave di genere la metafora del cammino nell’apprendimento e Andrea Marchesi rivolge la sua riflessione critica alle professioni educative e di cura praticate dagli uomini. Un’altra analisi: come il genere impatta con il mondo del lavoro, viene trattata da due sociologhe Barbara Poggio e Annalisa Murgia che forniscono dati e letture sulla declinazione del genere nella crisi dell’occupazione e nella precarietà dei rapporti di lavoro.

Progettualità femminile e creatività sono invece messe in primo piano in altri due contributi. Uno ha origine dall’intervista di Giuseppe Varchetta e Dario D’Incerti alla regista italiana Marina Spada e l’altro si serve dell’osservazione antropologica di Marco Aime per documentare e narrare la forza vitale delle donne africane. A concludere, la testimonianza di Donata Loss sulla possibilità di praticare un differente modo di fare politica.

Arricchiscono il numero la rubrica Immaginia cura di Cristiano Cassani, la rubrica Recensioni a cura di Carla Weber e la rubrica Eventia cura di Dario Forti, che propone i risultati di un gruppo di ricerca sulla Polis, documentati dalle psicosocioanaliste Gabriella Albieri e Donatella Piccioni.

(collegamento alle Edizioni Franco Angeli)