07 - polis

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Indice

Le carte di Gino

  • Roberta Bonfanti e Barbara Sangiovanni (a cura di), De Civitate pdf (7MB)
  • Luigi Pagliarani, L’ultimo Bion: psico-socio-analista pdf (4,4 MB)

II saggio è apparso nel volume «Psicosocioanalisi e crisi delle istituzioni», a cura di E.C. Cassani e G. Varchetta, edito da Guerini e Associati nel 1990. Si ringrazia l’Editore e la Fondazione «Luigi (Gino) Pagliarani» per la gentile concessione alla ri-pubblicazione in questo numero della rivista.

Studi e Ricerche

  • Carla Weber, Crisi della pensabilità della Polis
  • Giancarlo Origgi, Alcune riflessioni sul «sogno» della Polis e sull’economia
  • Massimo Merlino, La Polis nel cambiamento globale
  • Eliano Omar Lodesani, Dalla Pol(e)is alla «Blogosfera», per salvare il conflitto
  • Giuliano Mazzoleni, Genitori e Bambini. Psicosocioanalisi di un partito
  • Gianluca Carlini e Jole Oberti, Campo emotivo e luoghi di cura
  • Paolo Bruttini, La formazione responsabile
  • Intervista a Daniele Bondì a cura di Eraldo Cristiano Cassani, Interpretazione e applicazione
  • Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, Dalla torre di Alexanderplatz: Berlino, microcosmo della modernità. Il groviglio delle identità e la città biologica
  • Duccio Demetrio, La sindrome di Anghiari. Quando una comunità si occupa di sentimenti «anomali»

Questo numero della rivista è stato curato da Eraldo C. Cassani.



Editoriale

Il n. 7 della Rivista «Educazione Sentimentale» apre il quarto anno di vita dell’organo editoriale della Fondazione «Luigi (Gino) Pagliarani».

Per questa occasione si è voluto, da una parte, dare un segno di continuità, dall’altro trovare un motivo di innovazione e quindi di discontinuità.

Così nella sezione «Le carte di Gino», che tradizionalmente ripropone aspetti della quotidiana ricerca che Pagliarani annotava in modo creativo, disorientante e totalmente affascinante nei suoi Quaderni, viene qui riproposto un suo testo compiuto, pubblicato nel 1990 e, quindi, oggi di una certa difficile reperibilità.

Dopo questa nota di premessa, una breve presentazione di questo numero 7, monograficamente dedicato al tema della «Polis».

Il terreno argomentativo è uno dei più frequentati da Gino Pagliarani: nelle sue parole, nelle ricerche, negli studi, nei dialoghi, nelle azioni conseguenti e coerenti.

Così, non è stato difficile né il reperimento del materiale nell’archivio di Gino né la costituzione di un gruppo di persone che si impegnasse a dare un proprio contributo originale, attualizzato, aderente al tema che viene qui presentato, oggi, come il punto di vista che la psicosocioanalisi italiana può fornire per il dibattito sulla Polis che è, attualmente nel nostro paese e in Europa, molto acceso, incerto e ricco di una molteplicità di voci addirittura a volte disorientante.

L’itinerario proposto è il seguente:

Prima sezione - «Le carte di Gino»

Sotto il titolo «De Civitate», Roberta Bonfanti e Barbara Sangiovanni hanno costituito un eccellente supporto per tutti i lettori che volessero addentrarsi nel reticolo che potrebbe, in qualche modo, circostanziare, evidentemente secondo una loro «interpretazione» della ricerca di Gino, il panorama di quanto può essere fruttifero l’humus della parola Polis.

In aggiunta, come sopra accennato, torna l’eccellente saggio di Pagliarani «L’ultimo Bion: psicosocioanalista», ripreso da «Psicosocioanalisi e crisi delle istituzioni», a cura di Cassani e Varchetta, edito da Guerini e Associati (che qui si ringrazia per la cortese attenzione). Si tratta di alcune pagine che, attraverso l’ordine di sei punti, iniziano così: «Quello che intendo comunicare oggi è un’idea, la cui matrice, il germe, è Bion.Un’idea per certi versi sconvolgente e scandalosa, di cui cercherò di illustrare i motivi del formarsi del nascere e sulla quale mi piacerebbe confrontarmi con voi».

Seconda sezione - «Studi e ricerche»

Qui si potrebbero vedere tre parti: una prima più orientata alla teorizzazione, una seconda maggiormente focalizzata alla narrazione di esperienze, una terza prevalentemente dedicata agli aspetti della politica, in senso stretto, pur nella consapevolezza che questa tripartizione è assolutamente non rigida quanto piuttosto aperta a reciproche influenze.

Apre gli argomenti teorizzanti Carla Weber con il suo «Crisi della pensabilità della Polis», percorrendo sulle basi di fondamenti psicosocioanalitici le tematiche identitarie e relazionali che nella Polis possono essere frenate o moltiplicate nella loro potenzialità da ciò che Pagliarani ha chiamato «l’angoscia della bellezza».

Giancarlo Origgi, con il suo «Alcune riflessioni sul sogno della Pòlis e sull’economia», forte del suo essere «osservatore partecipante della pratica economica e cultore della storia dell’analisi economica», traccia un suo percorso della Polis come «speranza ideale».

Segue il saggio di Paolo Bruttini, «La formazione responsabile», che si costituisce come uno sfondo di indispensabile confronto per tutti coloro che si trovino a pensare e a progettare sistemi di formazione e sviluppo secondo un’ottica e con una strumentazione psicosocioanalitica.

Prosegue, nella direzione di una ricerca metodologico-concettuale, il contributo di Gianluca Carlini e Jole Oberti («Campo emotivo e luoghi di cura») aderendo all’idea che il concetto di Polis possa essere valorizzato secondo l’interesse che la psicosocioanalisi nutre verso altri «campi» dove si possono incrociare, confrontare, accomunare, condividere pensieri comuni per pratiche di cura e di intervento diretti a individui e gruppi.

Così, per chiudere questa area argomentativa, viene proposto il breve e fulminante intervento di Massimo Merlino «La Polis nel cambiamento globale».

I contributi che seguono possono essere considerati in una loro contiguità ideale e in questo senso vengono proposti qui racchiudendoli in un alveo che potrebbe essere intitolato «narrazione di esperienze».

II primo è di Eliano Omar Lodesani, «Dalla Pol(e)is alla “Blogosfera”, per salvare il conflitto», e risulta sfidante per la sua cifra autoreferenziale e per la ricerca di un linguaggio che, nella sua creatività, tenta di adattarsi, descrivere, indicare ciò che è di difficile dicibilità nei nostri problematici tempi.

Sviluppa questi aspetti autobiografici il saggio di Duccio Demetrio, «La sindrome di Anghiari», che narra, con grande trasparenza, una cronaca personale che per la sua clinicità, unicità e irripetibilità può essere assunta con tonalità di confronto universale.

Ancora in un’area di esplicitazione e di razionalizzazione di esperienze personali e organizzative, possono essere utilizzati i contributi di Cassani, Bondì, Bocchi e Ceruti.Il riferimento è a un’esperienza formativa nell’azienda in cui Daniele Bondì è responsabile. Qui appare l’intervista a lui fatta da Cassani («Interpretazione e applicazione») e, susseguentemente, il saggio di Bocchi/Ceruti («Dalla torre di Alexanderplatz: Berlino, microcosmo della modernità. Il groviglio della identità e la città biologica») che, prendendo l’avvio dalle riflessioni effettuate nella circostanza di un evento di Sviluppo Organizzativo svoltosi, appunto, a Berlino per un gruppo di una cinquantina di managers, si apre a considerazioni generali di imprescindibile rilevanza.

Sempre in un’ottica di tentativo di facilitazione di lettura, proponiamo un ultimo involucro/contenitore che potrebbe essere quello della «politica» in senso stretto dove si può fruire delle utilissime riflessioni di Giuliano Mazzoleni che con il saggio «Genitori e Bambini», offre la possibilità di approfondire la psicosocioanalisi di un partito politico in quanto strumento di gestione della Polis.

Milano, 14 giugno 2006


(collegamento alle Edizioni Guerini e Associati)